Il comunicato stampa di smentita dal Vaticano questa volta non si è fatto attendere. Eppure, a parte il fatto che ormai dei comunicati stampa non ci si può più fidare tanto, c'è da chiedersi in che modo questo comunicato possa essere ritenuto una smentita. In esso, non si entra minimamente nel merito delle presunte affermazioni. Si dice solo che le parole tra virgolette riportate da Scalfari non sono citazioni. Non mi stupirebbe che Scalfari se ne uscisse prima o poi con la registrazione della conversazione. Ad ogni modo, questo comunicato stampa genera ancor più il dubbio che, in fondo, quelle cose o cose molto simili a quelle il Papa le abbia effettivamente dette. Speriamo di no.
Questo è il testo che ho trovato online dell'intervista:
"La creazione, la caduta e la salvezza. L'Europa, l'Africa e il Sudamerica. La modernità e le sue contraddizioni. La religione e i suoi rapporti con i laici. La politica e la morale. Nella settimana santa Bergoglio dialoga a tutto campo con il fondatore di "Repubblica"
(Eugenio Scalfari) Questa è la settimana di passione secondo la storia cristiana, che tocca il suo culmine
con l’ultima cena, il tradimento di
Giuda, l’arresto di Gesù, il colloquio con Pilato e poi la crocifissione, la
morte e il suono a distesa delle campane in tutte le chiese del mondo dove si
festeggia il resurrexit. Così si conclude la storia di tre anni di predicazione
del figlio di Maria e di Giuseppe della tribù di David, che in tre anni ha fondato una religione che
in qualche modo continua quella ebraica della Bibbia, ma con nuovi principi che in quei tre anni
hanno gettato il seme di una rivoluzione religiosa, ma anche sociale e politica nel bene e nel male,
nel peccato e nel perdono, nei delitti e nella
misericordia.
Martedì pomeriggio ho incontrato papa Francesco su suo
invito al pianoterra del palazzo di Santa
Marta in Vaticano, dove il Papa vive e riceve gli amici. Ho il
privilegio di essergli amico. Ci siamo
incontrati cinque volte: in una di queste ero con tutta la mia famiglia.
Le altre quattro abbiamo parlato di
tutto. Un non credente e il Papa, vescovo di Roma sul seggio di Pietro e
ispirato soprattutto dalle lettere di
Paolo, che trasformò il cristianesimo in una religione destinata ad essere la più seguita, insieme a quella musulmana,
con la quale Francesco ha cercato e cerca ancora la fratellanza in nome di un Dio Unico al quale
tutte le religioni debbono ispirarsi.
Ci telefoniamo spesso, il Papa ed io, per scambiarci notizie
l’uno dell’altro, ma qualche volta ci
ritroviamo di nuovo insieme e parliamo a lungo. Di religione e di
politica.
Questa, dicevo, è la settimana chiamata della “passione”.
Gesù e i suoi dodici apostoli arrivano a Gerusalemme accolti da una folla festante,
la stessa che, dopo l’interrogatorio con
Pilato, sarà chiamata a dire chi merita d’essere liberato tra Cristo e Barabba, che è già nelle galere romane di
Gerusalemme.
Gesù non è ancora stato arrestato e decide di avviarsi verso
il giardino chiamato Getsemani seguito
dagli apostoli, li ferma e dice loro di aspettarlo. S’inoltra in quel
giardino dove a un certo punto è
completamente solo, si rivolge al Padre e dice: «Se vuoi e puoi, non
farmi bere questo calice amaro, ma se non vuoi lo berrò fino in fondo».
Non ottiene alcuna risposta e comprende che il Padre non lo
salverà. Nel frattempo, guidati da
Giuda, arrivano le guardie e i legionari inviati dai sommi sacerdoti che
prendono Gesù e lo portano in tribunale.
Di lì, dopo avere ascoltato anche il parere dei massimi sacerdoti di
Gerusalemme, la sentenza della
crocifissione è definitiva e si svolge come sappiamo sulla collina del Golgota.
Tutto questo, chiedo a papa Francesco,
deriva dalla cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso terrestre, dal loro esilio sulla terra dove da allora
viviamo?
Quindi la creazione non è quella splendidamente dipinta da
Michelangelo sul soffitto della Sistina,
ma avviene quando Dio vede che Adamo ed Eva avevano ceduto alle lusinghe
di un diavolo serpente, e hanno infranto
l’unico divieto che gli era stato posto. La vera creazione dunque è nella loro cacciata dal Paradiso terrestre, è
quella la creazione?
Francesco ascolta questa mia domanda e poi mi risponde in
modo completamente diverso da quello che
di solito viene raccontato. «La creazione – mi dice – non si compie in questo
modo descritto. Il Creatore, cioè il Dio
nell’alto dei cieli, ha creato l’universo intero e soprattutto l’energia che è
lo strumento con il quale il nostro
Signore ha creato la terra, le montagne, il mare, le stelle, le galassie e le nature viventi e perfino le particelle e
gli atomi e le diverse specie che la natura divina ha messo in vita. Ciascuna
specie dura migliaia o forse miliardi di anni, ma poi scompare. L’energia ha
fatto esplodere l’universo che di tanto
in tanto si modifica. Nuove specie sostituiscono quelle che sono scomparse ed è il Dio creatore che regola
questa alternanza».
Santità, nel nostro precedente incontro lei mi disse che la
nostra specie ad un certo punto scomparirà
e Dio sempre dal suo seme creativo creerà altre specie. Lei non mi ha mai
parlato di anime che sono morte nel
peccato e vanno all’inferno per scontarlo in eterno. Lei mi ha parlato invece di anime buone e ammesse alla
contemplazione di Dio. Ma le anime cattive?
Dove vengono punite?
«Non vengono punite, quelle che si pentono ottengono il
perdono di Dio e vanno tra le fila delle
anime che lo contemplano, ma quelle che non si pentono e non possono
quindi essere perdonate scompaiono. Non
esiste un inferno, esiste la scomparsa delle anime peccatrici».
Santità, lei, Papa o Vescovo di Roma come preferisce
chiamarsi, si occupa anche di politica?
«Lei intende di politica religiosa?».
Santità, la politica è politica, si occupa del genere umano.
Per un Papa ha sempre un carattere religioso, ma non soltanto. Del resto lei mi
ha sempre detto che in una Chiesa che cerca
d’incontrarsi con la modernità – e lei si è assunto questo compito –
come il Concilio Vaticano II ha
prescritto, la politica è al tempo stesso religiosa e laica. Lei da quando
segue con attenzione i suoi doveri
riconosce la modernità come un traguardo da raggiungere. Da dove parte questo chiarimento?
«Storicamente direi che la modernità parte da un punto di
vista ateo e culturale da Michel de
Montaigne. Una lettura quasi necessaria. L’inizio dell’Illuminismo è
Montaigne. Poi continua fino a Kant attraverso una serie di passaggi che
naturalmente non si fermano a lui. Ma il confine della modernità che io considero non spetta a me
indagarlo, comunque è bene conoscerlo. Il
rappresentante della cristianità deve fare attenzione ad altri problemi.
Per esempio all’educazione dei giovani.
In certi casi cercano di lavorare e fanno bene, ma lavorare non è sufficiente,
il lavoro va incoraggiato, ma insieme ad esso c’è un altro sentimento
altrettanto necessario e forse ancora più
importante: il sentimento di amore verso il prossimo, la propria
famiglia, la propria città. Insisto
soprattutto sull’amore verso il prossimo. La Chiesa si estende ad una
santità civile e cristiana nel senso più
ampio. La religione per me è di grande importanza, ma sono consapevole che il
senso religioso lo si può avere in casa
anche senza praticarlo. Oppure si pratica una religione ma soltanto nei suoi rituali e non con il cuore e con
l’anima. Se devo dire dove oggi è più forte la religiosità indicherei le masse di popoli del Sudamerica,
delle pianure dell’America del Nord, l’Oceania e la fascia dell’Africa da est a ovest. L’Africa è
un continente agitato e tormentato, va molto aiutato. È da lì che sono partite le masse di schiavi
con il loro carico di sofferenza».
E l’Europa, Santità?
«L’Europa deve rafforzarsi, politicamente e moralmente. Ci
sono anche qui molti poveri e molti
immigrati. Abbiamo detto di voler conoscere la modernità pure nelle sue
cadute. L’Europa è un continente che per
secoli ha combattuto guerre, rivoluzioni, rivalità e odio, perfino nella
Chiesa. Ma è stata anche una terra dove la religiosità raggiunse il suo massimo
e proprio per questo io ho assunto il
nome di Francesco: quello è uno dei grandi esempi della Chiesa che va compreso
e imitato».
Lei, Santità, si ricorderà che io spesso, quando scrivo di
lei, la chiamo rivoluzionario.
«Sì, lo so ed è una parola che mi onora nel senso in cui la
dice. Lei, per quanto so, compie gli anni
tra pochi giorni. Le faccio molti auguri e vediamoci di nuovo presto».
è buffo che un articolo intervista così esca dopo la messa in scena degli 11 volumetti che volevano presentare Papa Francesco come un grande intellettuale. Quello che emerge da questa intervista è davvero ai limiti delle credenze mitologiche popolari di culture pre-cristiane.
ReplyDeleteIl fatto che il Vaticano non smentisca nulla con riguardo al merito delle cose che Scalfari mette in bocca al Papa è davvero inquietante. "Qui tacet consentire videtur, si loqui debuisset ac potuisset"
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