Friday, March 30, 2018

“Metodo Scalfari” e “Metodo vaticano”

Trovo di pessimo gusto il modo in cui tante persone stanno trattando Eugenio Scalfari in questi giorni per difendere il Papa. Io Scalfari non l'ho mai sopportato e non gli ho mai dato due lire. Sono sempre stato coerente in questo. Tuttavia, bisogna riconoscere che il Papa lo ha elevato già da qualche anno ad un rango non indifferente di amico e di giornalista prediletto con cui avere scambi epistolari pubblici e a cui rilasciare interviste e dichiarazioni.

Ho appena letto un commento che parla con disprezzo malcelato del “metodo Scalfari”. Mi è sembrato subito di tornare indietro nel tempo a quel primo ottobre del 2013 in cui Scalfari pubblicò la sua prima intervista a Papa Francesco: intervista che fu presto riproposta anche sul sito del Vaticano e sull’Osservatore Romano.

Poi scoppiò la polemica per alcune affermazioni specifiche che comparivano in bocca al Papa in quella intervista. Si disse allora (lo fece ufficialmente Padre Lombardi, portavoce del Vaticano) che l’intervista era “attendibile in senso generale, ma non nelle singole valutazioni” e che non era un’intervista tradizionale ma più la ricostruzione di un colloquio. Scalfari si difese dicendo che il Papa gli aveva addirittura detto che si fidava di lui e non aveva neppure bisogno di leggere o correggere quanto avrebbe scritto. Disse anche di aver sottoposto preventivamente il testo al Papa e di aver ricevuto l’autorizzazione alla pubblicazione da parte della segreteria del Pontefice. Fatto sta che l’acuirsi delle polemiche portò infine a cancellare, il 15 novembre, dal sito del Vaticano il testo dell’intervista.

Non so se questo possa definirsi il “metodo Scalfari”. So solo che eravamo nel 2013 e che a luglio del 2017 Il Papa telefonò a Scalfari per salutarlo e per invitarlo a vedersi. Ne venne fuori un’altra intervista che Scalfari pubblicò l’8 luglio 2017. Non ricordo alcuna polemica speciale che seguì a quest’altra intervista e non sono certo del “metodo” con cui fu fatta. Quello che so per certo è che il Papa non ha mai sconfessato o criticato Scalfari per il suo presunto “metodo” ed ha anzi continuato a trattarlo come amico e giornalista prediletto.

Siamo sicuri quindi che attaccare Scalfari faccia piacere a Papa Francesco? I fatti dicono il contrario. Nonostante tutta l’antipatia personale che io nutro verso Scalfari, non riesco a credere che lui adesso ripaghi le attenzioni privilegiate ricevute in questi anni dal Papa inventandosi di sana pianta un’intervista fasulla e pubblicandola sapendo di mentire spudoratamente sul contenuto di essa. Se ciò fosse vero determinerebbe ipso facto la fine dell’amicizia e dell’idillio. Sarebbe del tutto irragionevole per Scalfari comportarsi così, se non altro per motivi utilitaristici. L’idillio col Papa lo sta arricchendo moltissimo e ne ha fatto una personalità internazionale di primo piano. Il Papa lo ha messo su di un podio eccezionale, altissimo e pieno d’oro, perché suicidarsi gettandosi di sotto?

D’altronde, se davvero Scalfari avesse fatto una cosa del genere, il Papa avrebbe dovuto subito sconfessarlo direttamente e con nettezza. Il comunicato stampa ufficiale di smentita è invece scritto con la massima arte della diplomazia. Eccolo qui:

«Il Santo Padre Francesco ha ricevuto recentemente il fondatore del quotidiano La Repubblica in un incontro privato in occasione della Pasqua, senza però rilasciargli alcuna intervista. Quanto riferito dall’autore nell’articolo odierno è frutto della sua ricostruzione, in cui non vengono citate le parole testuali pronunciate dal Papa. Nessun virgolettato del succitato articolo deve essere considerato quindi come una fedele trascrizione delle parole del Santo Padre».

Cerchiamo di definire il “metodo Scalfari” alla luce di questo comunicato:
  1. È un metodo che implica di trasformare in un’intervista pubblicabile un colloquio che non era, almeno inizialmente, inteso a ciò: un metodo simile a quello usato nelle precedenti interviste.
  2. È un metodo che implica di mettere tra virgolette parole del Papa sulla base dei ricordi di Scalfari e non di registrazioni o trascrizioni fedeli: lo stesso metodo usato per le precedenti interviste.
  3. È un metodo che implica la ricostruzione del dialogo ad opera dell’intervistatore: lo stesso metodo usato nelle precedenti interviste.

Il “metodo del comunicato ufficiale” è invece quello di
  1. negare che ci sia stata una formale intervista;
  2. negare che le frasi citate siano state letteralmente pronunciate dal Papa o che ne siano una fedele trascrizione; e
  3. ribadire che il testo dell’intervista è frutto di una “ricostruzione” operata da Scalfari.

In altre parole, il “metodo del comunicato ufficiale vaticano” è di prendere le distanze senza dire nulla sulla verità o meno dei contenuti dell’intervista.

Ora, io non so davvero in che senso si possa parlare di “metodi” in questa e in simili vicende. Che ci sia o meno un metodo Scalfari, è certo però che il Papa ne è stato uno degli artefici. Se di metodo si vuole parlare, allora dovremmo chiamarlo il metodo Scalfari-Bergoglio. È inutile prendersela solo con Scalfari se il Papa per anni ne ha accettato e incentivato l’operato. Fin da piccolo, io sono stato abituato a dare maggiore responsabilità ai più grandi e potenti. Ma insomma, che cosa ci si aspetta da un giornalista se gli telefona il Papa o se il Papa lo invita ad andare a salutarlo e prendersi un caffè insieme? Tutti noi staremmo attenti come lupi se dovessimo vederci in privato con un giornalista. Figuriamoci se fossimo il leader politico e religioso più importante al mondo e dovessimo incontrare un giornalista di fama come Scalfari. Il punto è che se qualcosa di male viene fuori da un incontro del genere, è una forte ingiustizia prendersela solamente e esclusivamente con il pesce piccolo.

L’etica cristiana, in generale, dovrebbe avere sempre un occhio di riguardo per i più piccoli e i più deboli. Per questo io non ho grande stima di chi in questi giorni si scaglia contro Scalfari o lo deride per difendere Francesco. Per ciò non posso che turarmi il naso, chiudere gli occhi, chiedere a mio padre di non rivoltarsi nella tomba, e spezzare una lancia in favore di uno dei nemici di sempre di casa Di Blasi: Eugenio Scalfari. Sì, è possibile che in questa vicenda Scalfari non abbia mentito spudoratamente, che il suo “metodo” sia un metodo (almeno in parte) condiviso, e che la domanda su cosa in effetti pensi il Papa sulle questioni toccate nell’intervista sia ragionevole, lecita e doverosa. 

2 comments:

  1. per capire il Papa bisogna essere cristiani e conoscere il metodo Gesù verso i peccatori.... vds Matteo....

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  2. Non credo che ci siano dubbi sul fatto che il Papa tratti Scalfari con l'intenzione di riavvicinarlo alla fede. Il problema in questo caso non è quale sia il rapporto tra Scalfari e il Papa ma come interpretare quello che Scalfari riporta delle conversazioni o interviste avute col Papa.

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