“The twentieth century will have been an era of massive attacks on life, an endless series of wars and a continual taking of innocent human life. False prophets and false teachers have had the greatest success” (Pope John Paul II, Evangelium Vitae)
Friday, March 30, 2018
Saggezza antica e facezia tomista: ritornare a ieri per rilanciare il domani!
“Metodo Scalfari” e “Metodo vaticano”
- È un metodo che implica di trasformare in un’intervista pubblicabile un colloquio che non era, almeno inizialmente, inteso a ciò: un metodo simile a quello usato nelle precedenti interviste.
- È un metodo che implica di mettere tra virgolette parole del Papa sulla base dei ricordi di Scalfari e non di registrazioni o trascrizioni fedeli: lo stesso metodo usato per le precedenti interviste.
- È un metodo che implica la ricostruzione del dialogo ad opera dell’intervistatore: lo stesso metodo usato nelle precedenti interviste.
- negare che ci sia stata una formale intervista;
- negare che le frasi citate siano state letteralmente pronunciate dal Papa o che ne siano una fedele trascrizione; e
- ribadire che il testo dell’intervista è frutto di una “ricostruzione” operata da Scalfari.
Annichilimento, inferno e "scomparsa" delle anime
"Creazione" indica il fare esistere qualcosa che prima semplicemente non c'era. La creazione è dal nulla, non è un semplice modificare una cosa che già esisteva. Prima della statua c'era il marmo. Prima della creazione del marmo non c'era nulla. Annichilire non significa soltanto spostare la statua o distruggerla, ma porla nel nulla. Una cosa che, naturalmente, potrebbe fare solo Dio.
Nella famigerata intervista, in parte smentita, il Papa parrebbe dire che le anime dei peccatori che non si convertono (o non si pentono) non vanno all'inferno ma "spariscono".
A parte il fatto che non è chiaro che cosa significhi dire che le anime si pentano. Chi si pente è la persona mentre è pienamente tale in questa vita: cioè, prima della morte. Secondo la dottrina cristiana, infatti, non ci si può pentire dopo la morte. L'anima separata dal corpo non si può pentire ma è già definitivamente determinata al bene o al male che ha scelto nella vita terrena.
Nella migliore delle ipotesi, quindi, il Papa potrebbe aver voluto dire che le anime delle persone che, in questa vita terrena, non si sono pentite del male commesso scompaiono. Nella peggiore, il Papa potrebbe aver (forse inavvertitamente) negato l'intera dottrina cattolica sul giudizio finale e i novissimi.
Per capire quello che intendo, si leggano questi pochi stralci del Catechismo della Chiesa Cattolica:
Di passi simili se ne potrebbero trovare tanti, ma il concetto di fondo è chiaro: la morte segna il tempo ultimo per la conversione della persona. Le anime separate dal corpo, dopo la morte, non si potranno più "pentire".
A parte questo, dicevo, è ancora meno chiaro che cosa abbia potuto intendere il Papa (sempre che poi non smentisca di averlo detto a Scalfari) con il concetto di "scomparsa delle anime".
Ho letto in un commento di un amico che avrebbe potuto voler semplicemente intendere che queste anime "scompaiono" dalla presenza di Dio, nel senso opposto all'essere in Paradiso al "cospetto" di Dio. Per quanto mi commuovano questi tentativi di salvare a tutti i costi quello che dice il Papa, non credo che questa sia un'interpretazione attendibile di quella intervista, soprattutto perché il concetto incriminato viene espresso nel contesto della negazione dell'inferno.
L'interpretazione più plausibile è invece che il Papa abbia inteso dire che questa anime "scompaiono" dalla creazione precisamente nel senso dell'annichilimento.
Ho letto da poco in un altro commento che questo concetto sarebbe in contraddizione con quello dell'immortalità dell'anima. Questo è un errore filosofico. L'immortalità dell'anima attiene alla modalità di esistenza della natura spirituale. In poche parole, la morte è un evento che riguarda la natura corporea e che consiste nella separazione tra la materia di cui è composto un vivente e la forma che organizza e tiene insieme questa materia. Quando la forma (anima) si separa, la materia vivente rimane priva del proprio principio organizzatore e unificatore e decade o si decompone. Questo è vero per qualsiasi essere vivente. La differenza con l'uomo è che la forma che vivifica il corpo umano ha natura spirituale. Pertanto, al momento della separazione o della morte, tale forma spirituale (a differenza di quelle della mucca o dell'albero) non scompare ma continua ad esistere separata dal corpo (che si decompone).
Immortalità dell'anima spirituale significa che la natura della forma dell'essere umano è tale (cioè, spirituale) che non può cessare di esistere dopo la separazione dal corpo. L'immortalità dell'anima spirituale, in altre parole, è il modo di funzionamento di un particolare ente che Dio ha creato.
Come parlare e discutere di matematica sono contraddittori con la natura dell'asino, o come esistere nello stato gassoso è contraddittorio con la natura della pietra e del legno (ma non dell'acqua), così smettere di esistere al momento della separazione dal corpo è contraddittorio rispetto alla natura della forma spirituale. Tuttavia, non è contraddittorio con la natura di alcuna di queste entità che Dio le faccia smettere di esistere. Smettere di esistere, infatti, proprio come il suo contrario (la creazione) non è un passaggio da un modo di essere ad un altro che debba rispettare il modo di essere originario della cosa. Affinché bruci nel momento B, il materiale deve essere combustibile nel momento A. Smettere di esistere però non è un momento o un passaggio da A a B e non ha nulla a che vedere con la condizione di esistenza in cui versa un certo ente.
Il concetto di "scomparsa" delle anime non è quindi in contraddizione con quello di immortalità dell'anima. E' invece in contraddizione con la sapienza e onnipotenza di Dio. L'idea che Dio ponga nel nulla qualcosa che ha creato implica infatti che, in qualche modo o in una certa misura, Egli riconosca di aver commesso uno sbaglio. "Ho creato qualcosa, ma non ha funzionato, quindi la elimino". Questa idea è in effetti contraddittoria. Se Dio è onnipotente e sa tutto, sa anche che cosa farà una certa persona che crea. Sa che noi faremo tanti peccati ma li accetta in vista del bene superiore che deriva dalla nostra esistenza. Per questo ci crea, perché il bene che viene dall'essere è superiore a quello che seguirebbe al nostro non essere.
Inoltre, il concetto di annichilimento di un'anima implicherebbe una valanga di contraddizioni successive e concatenate. Che cosa significherebbe infatti annichilire l'anima? L'annichilimento, come la creazione, è fuori dal tempo e dallo spazio. Annichilire l'anima significherebbe che tutto quel che quell'anima ha fatto e significato (unita o separata dal corpo) verrebbe automaticamente posto nel nulla. Dio dovrebbe quindi cambiare la storia umana in tutte quelle cose ed eventi che si siano in qualche maniera intrecciati all'esistenza di quella anima o persona. Parenti, figli, account e post su internet, attività lavorativa, messaggi e telefonate: tutto verrebbe posto nel nulla come se non fosse mai esistito. Dio dovrebbe quindi riconoscere di aver fatto un errore grosso e variegato nella stessa storia del mondo e dovrebbe andarla a epurare e cambiare come un regista distratto va a cambiare o togliere alcune scene girate per un film. Che confusione!
L'inferno è diverso dall'annichilimento delle anime. Non è un errore di Dio. L'inferno è l'accettazione da parte di Dio di un male minore in vista del bene maggiore della libertà umana e della Redenzione operata da Cristo.
Libertà e Redenzione implicano necessariamente che la libertà venga utilizzata male da alcuni e che la Redenzione non possa avvenire negando tale libertà. Se la Redenzione avvenisse senza pentimento o in contrasto con esso allora non riguarderebbe più l'essere umano libero. Sarebbe una redenzione per schiavi, che è in effetti un concetto contraddittorio. Se Dio ci ha voluti liberi non può poi determinarci al bene contro la nostra volontà senza negare quello stesso modo di esistenza che aveva voluto per noi. L'inferno è quindi prova e conferma della bontà della creazione di un essere libero e del disegno amorevole della Redenzione.
Forse (mi piace pensarlo) chiarire questi concetti è uno dei beni maggiori per i quali Dio ha permesso il male di quella famigerata intervista con Scalfari.
Thursday, March 29, 2018
Ancora Scalfari e ancora smentite
Il comunicato stampa di smentita dal Vaticano questa volta non si è fatto attendere. Eppure, a parte il fatto che ormai dei comunicati stampa non ci si può più fidare tanto, c'è da chiedersi in che modo questo comunicato possa essere ritenuto una smentita. In esso, non si entra minimamente nel merito delle presunte affermazioni. Si dice solo che le parole tra virgolette riportate da Scalfari non sono citazioni. Non mi stupirebbe che Scalfari se ne uscisse prima o poi con la registrazione della conversazione. Ad ogni modo, questo comunicato stampa genera ancor più il dubbio che, in fondo, quelle cose o cose molto simili a quelle il Papa le abbia effettivamente dette. Speriamo di no.
Questo è il testo che ho trovato online dell'intervista:
"La creazione, la caduta e la salvezza. L'Europa, l'Africa e il Sudamerica. La modernità e le sue contraddizioni. La religione e i suoi rapporti con i laici. La politica e la morale. Nella settimana santa Bergoglio dialoga a tutto campo con il fondatore di "Repubblica"
Seconda Edizione di "Ritorno al Diritto"
Ordinalo qui |
Wednesday, March 28, 2018
Viganò: tre occasioni sprecate
Secretaria Pro Communicatione
Città del Vaticano, 19 marzo 2018
Padre Santo,
in questi ultimi giorni si sono sollevate molte polemiche
circa il mio operato che, al di là delle intenzioni, destabilizza il complesso
e grande lavoro di riforma che Lei mi ha affidato nel giugno del 2015 e che
vede ora, grazie al contributo di moltissime persone a partire dal personale,
compiere il tratto finale.
La ringrazio per l'accompagnamento paterno e saldo che mi ha
offerto con generosità in questo tempo e per la rinnovata stima che ha voluto
manifestarmi anche nel nostro ultimo incontro.
Nel rispetto delle persone, però, che con me hanno lavorato
in questi anni e per evitare che la mia persona possa in qualche modo
ritardare, danneggiare o addirittura bloccare quanto già stabilito del Motu
Proprio "L'attuale contesto comunicativo" del 27 giugno 2015, e
soprattutto, per l'amore alla Chiesa e a Lei Santo Padre, Le chiedo di
accogliere il mio desiderio di farmi in disparte rendendomi, se Lei lo
desidera, disponibile a collaborare in altre modalità.
In occasione degli auguri di Natale alla Curia nel 2016, Lei
ricordava come "la riforma sarà efficace solo e unicamente se si attua con
uomini 'rinnovati' e non semplicemente con 'nuovi' uomini. Non basta
accontentarsi di cambiare il personale, ma occorre portare i membri della Curia
a rinnovarsi spiritualmente, umanamente e professionalmente. La riforma della
Curia non si attua in nessun modo con il cambiamento 'delle' persone - che
senz'altro avviene e avverrà - ma con la conversione e 'nelle' persone".
Credo che il "farmi in disparte" sia per me
occasione feconda di rinnovamento o, ricordando l'incontro di Gesù con Nicodemo
(Gv 31,1) [sic - capitolo inesistente], il tempo nel quale imparare a
"rinascere dall'alto". Del resto non è la Chiesa dei ruoli che Lei ci
ha insegnato ad amare e a vivere, ma quella del servizio, stile che da sempre
ho cercato di vivere.
Padre Santo, La ringrazio se vorrà accogliere questo mio
"farmi in disparte" perché la Chiesa e il suo cammino possa
riprendere con decisione guidata allo Spirito di Dio.
Nel chiederLe la sua benedizione, Le assicuro una preghiera
per il suo ministero e per il cammino di riforma intrapreso.
Dario E. Viganò
Reverendissimo Signore
Mons. Dario Edoardo Viganò
Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede
Città del Vaticano, 21 marzo 2018
Reverendissimo Monsignore
A seguito dei nostri ultimi incontri e dopo aver a lungo
riflettuto e attentamente ponderate le motivazioni della sua richiesta a
compiere "un passo indietro" nella responsabilità diretta del
Dicastero per le comunicazioni, rispetto la sua decisione e accolgo, non senza
qualche fatica, le dimissioni da Prefetto.
Le chiedo di proseguire restando presso il Dicastero,
nominandola come Assessore per il Dicastero della comunicazione per poter dare
il suo contributo umano e professionale al nuovo Prefetto al progetto di
riforma voluto dal Consiglio dei Cardinali, da me approvato e regolarmente
condiviso. Riforma ormai giunta al tratto conclusivo con I'imminente fusione
dell'Osservatore Romano all'interno dell'unico sistema comunicativo della Santa
Sede e I'accorpamento della Tipografia Vaticana.
Il grande I'impegno [sic] profuso in questi anni nel nuovo
Dicastero con Io stile di disponibile confronto e docilità che ha saputo
mostrare tra i collaboratori e con gli organismi della Curia romana ha reso
evidente come la riforma della Chiesa non sia anzitutto un problema di
organigrammi quanto piuttosto l'acquisizione di uno spirito di servizio.
Mentre La ringrazio per l'umiltà e il profondo "sensus
ecclesiae", volentieri la benedico e la affido a Maria,
Francesco
Tuesday, March 20, 2018
Invito alla lettura?
Monday, March 19, 2018
Continuità?
Sunday, March 18, 2018
Two new versions of the letter? - Due nuove versioni della lettera?
Benedetto XVI:
An anti-pope in continuity? - Un anti papa in continuità?
Lettera manomessa?
1) Stile di chi risponde velocemente e privatamente alla richiesta di scrivere una recensione;
2) Stile di benevolenza con cui scrive una lettera di rifiuto;
3) Stile diplomatico di comunicazione di un papa emerito rispetto a qualcosa che concerne il nuovo papa.
Insomma, anche se adesso qualcuno mi mandasse un libro di cui non mi interessa assolutamente nulla, dicendomi che è frutto del suo lavoro di servizio alla verità e chiedendomi di recensirlo. Io gli risponderò in modo educato dicendogli: "Grazie mille. Ho visto la sua opera, degna di attenzione. Continui a servire la verità con la sua attività di studioso. Mi dispiace però ma per altri impegni non posso scrivere la recensione." Se io scriverei più o meno così, figuriamoci un papa emerito. Si consideri poi che, a meno di guerra aperta o di dichiarazioni formali di discontinuità, sottolineare le continuità tra i papati è una forma di cortesia e correttezza pastorale. Fino a prova contraria (che non c'è in modo formale in nessun modo) bisogna tentare di interpretare il magistero dei diversi Papi in armonia e continuità. È quello che stanno cercando di fare in molti anche con AL, evitando il più possibile fratture. Infine, ci sarebbe proprio da leggere la lettera di richieste. È assolutamente cruciale che Ratzinger sottolinei, non soltanto la competenza teologica di Francesco ma anche la propria competenza pastorale. In altre parole, è probabile che l'abile scrittore della lettera in cui si chiedeva la recensione a Ratzinger abbia usato l'arma retorica del combattere un comune nemico. Cioè, che abbia detto qualcosa del tipo: "Caro Ratzinger, guarda, è triste che tutte queste persone continuino a dire che Francesco è un ignorante e tu un incapace come pastore. Vogliamo dare un segnale per fare smettere questa cosa?" Il comune nemico unisce. Vecchia strategia... Ecco, se mettiamo insieme tutti questi elementi, la lettera di Ratzinger assume un colore decisamente comprensibile e ragionevole. Ma si coglia anche in tutta la sua forza l’unica cosa che scrive sul merito dei volumetti e sul quell’autore di cui dice che “attaccò in modo virulento l’autorità magisteriale del Papa”.
Saturday, March 17, 2018
Bugie
Coordinamento 15 Ottobre. d S 9 2 3 0 l 9 e g a a i u 1 h g 0 l l 1 e o 2 m r 7 g : 3 0 f o · Oggi è un giorno importantissimo...
-
Gli amici de La Nuova Bussola Quotidiana ci informano oggi che l’arcivescovo di Liverpool, Malcom McMahon, ha negato l’assistenza spirit...
-
Rispunta il tormentone delle interviste di Scalfari a Papa Francesco, il quale, dalle poche notizie apparse sui giornali, avrebbe detto cose...