I galantuomini e gli avvoltoi
È morto David Sassoli, un giornalista diventato presidente
del parlamento europeo, e tutti gli italiani, senza distinzioni di sesso,
colore della pelle o razza sanitaria, lo compiangono. Un giornale italiano (Il
Mattino) titola oggi in prima pagina, «Un galantuomo e gli avvoltoi». «Avvoltoi»
fa riferimento al «delirio no vax» e alle «menzogne choc sulle cause
della morte».
La causa della morte è infatti stata presentata dai giornali come
una grave malattia del sistema immunitario seguita ad una polmonite dell’autunno
scorso. Un dettaglio a cui nessun giornalista pare interessato in questi giorni
è che Sassoli si era vaccinato contro il Covid. Il collegamento concettuale tra
“malattia del sistema immunitario” e “vaccini contro il Covid” è fin troppo
evidente per l’immaginazione di chiunque (a qualsiasi razza sanitaria appartenga)
da essere negato. Direi che è la prima domanda che qualunque persona con un
briciolo di neuroni in testa si farebbe spontaneamente nell’apprendere della
morte di Sassoli. È stato il vaccino di per sé a causarne la morte? Forse lui
aveva un problema pregresso e non gli hanno fatto un’anamnesi adeguata prima
della somministrazione? Non si sa, ma è naturale chiederselo.
Io mi sento eticamente vicino a chi non voglia parlare della razza
sanitaria di Sassoli rispetto alla triste notizia della sua morte. Il motivo è
che io ritengo che non si debba violare la privacy e la dignità di nessuno
rispetto ad eventi come la morte. Il gossip e le guerre razziali dovrebbero
restare fuori dalle porte degli ospedali e delle camere mortuali. Ma chi è che ha
violato per primo questa regola e questa soglia sacra? Chi sono i veri avvoltoi?
Gli avvoltoi mainstream ci hanno ormai abituato da troppi mesi a
telecamere nelle terapie intensive, a presunti pentimenti no vax subito prima
di morire e al pettegolezzo meschino sulle cause della morte di chi forse non
si era vaccinato. Dico “forse”, naturalmente, perché non si può mai essere
certi, nel mondo surreale dell’informazione che ci circonda, se i presunti morti
no vax si erano vaccinati ma da troppo poco o si erano vaccinati da
troppo tempo o non si erano vaccinati abbastanza. Per gli avvoltoi
basta un appiglio qualsiasi per fare teorie e sparare a zero sul morto no vax,
violandone la privacy, la dignità e la memoria.
Ma quando mai si erano viste telecamere nelle terapie intensive
per intervistare presunti pentiti del vaccino? Che razza di avvoltoi meschini
infrangono in tale squallida maniera la dignità e il rispetto delle persone nei
momenti in cui sono più deboli, indifese e nude, senza neppure un abbigliamento
decente a fare da scudo alla propria intimità? I vestiti che indossiamo quando
ci presentiamo in pubblico esprimono la dignità di quella personalità fiera e onorabile
che vogliamo mostrare a tutti quelli che non hanno il diritto o la confidenza
di vederci in stanza da letto o in bagno. Forzare la stanza della terapia
intensiva con una telecamera è come cercare di entrare a forza in casa nostra per
riprenderci mentre siamo a letto. Un atto da gentaglia sciagurata e senza
morale.
È da troppi mesi che gli avvoltoi del giornalismo mainstream sono
in delirio. È da troppi mesi che pubblicano menzogne e infrangono la privacy e
la dignità delle persone per lucrare improbabili frutti per la loro misera propaganda
pro vax. Sassoli però è un galantuomo, ci dicono adesso, con lui non si può
fare così. Per questa feccia del giornalismo tutti gli altri non sono galantuomini.
La dignità delle persone comuni non conta nulla.
C’è anche da dire che Sassoli era un giornalista. Avete notato
come i giornalisti trattano i colleghi, specialmente se sono divenuti potenti? I
giornalisti, si sa, sono più galantuomini degli altri. Avete notato, ad esempio
il trattamento che è stato riservato a Sigfrido Ranucci? Le sue inchieste di
Report sui vaccini sono state più di quanto qualunque “no vax” abbia mai
sognato di fare in Italia. Ranucci è stato attaccato in vari modi e, chiaramente,
devono avergli tarpato le ali perché ultimamente non è più tornato ad occuparsi
seriamente dei vaccini. Chi sa come funziona il mondo sa ovviamente il perché.
Penso a Ranucci però per un altro motivo. Dopo le polemiche sollevate
dalle sue trasmissioni “no vax” egli è stato invitato in varie trasmissioni a
parlare delle sue inchieste e delle sue posizioni in merito ai vaccini. Lui
però è stato trattato dai colleghi con i guanti di velluto, senza insulti,
senza togliergli l’audio, senza abbassargli il volume. Niente di tutto questo.
Eppure, lui rientrava a pieno titolo e in maniera esemplare nella definizione concettuale
corrente degli sporchi no vax, di questi topi di fogna ignoranti e senza
diploma di scuola media. Ma lui è un collega, un uomo potente nella
comunicazione, un galantuomo.
Che dire? A me dispiace della morte di Sassoli come mi dispiace
della morte di chiunque nel mondo. Non ho mai conosciuto Sassoli, non ho mai
letto alcun libro che egli abbia scritto e non ho mai seguito la sua carriera
politica. Lui, Camilla Canepa, Carlos Tejada stanno tutti sullo stesso piano
per me, e la morte, si sa, “è una livella”.
Io a volte sono molto duro e adirato nei miei interventi di questo
periodo solo per legittima difesa; perché sono stanco di essere insultato e denigrato
e voglio dare un messaggio chiaro sul fatto che nessuno di questi giornalisti meschini,
ignoranti e doppiopesisti è in grado di farmi venire un complesso di
inferiorità. Per le persone intelligenti, gli insulti sono solo cariche di
energia.
Volete che Sassoli venga rispettato? Iniziate a fare un esame di coscienza serio sul tipo di giornalismo di bassissima lega che avete fatto da quando i primi vaccini sperimentali anti Covid sono stati immessi sul mercato. Pensate al fatto che la violenza chiama violenza, che l’insulto chiama insulto, che il vostro giornalismo vi verrà ripagato necessariamente con la stessa moneta. Vi consiglio di rivedere The Truman Show, un film da cui i giornalisti possono sempre imparare e che dovrebbero rivedere con una certa ciclicità. Riflettete poi sul concetto etico fondamentale dell’eguaglianza di tutti gli esseri umani. Il mondo non si divide in giornalisti e potenti galantuomini, da una parte, e poveracci da violare, denigrare e abusare, dall’altra. Sono d’accordo, non fraintendetemi, che il mondo si possa dividere in galantuomini e farabutti o lestofanti, ma ognuno deve dimostrare da che parte sta nei fatti, tutti i giorni.
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