Terapie intensive: colpa dei non vaccinati o del vaccino?
La notizia del giorno di ieri pare essere che, in base
all'ultimo rapporto ISS, i non vaccinati finiscono in terapia
intensiva 25,6 volte di più di chi ha il booster. Apriti cielo! Che cosa
significa questa notizia? Non ne sono certo. È difficile valutare i dati disaggregati.
Ad esempio, dai dati emerge che, nel caso dei vaccinati, il
numero totale dei morti è superiore al numero di terapie intensive. Nel caso
dei non vaccinati non è così. Ciò significa che se finisci in terapia intensiva
da vaccinato hai più probabilità di morire rispetto al non vaccinato? Bisognerebbe
avere il dato disaggregato di quanti muoiono tra quelli che finiscono in terapia
intensiva e quali fattori li fanno reagire meglio alla malattia. Anche qui, nessuna
certezza.
A me però inquieta il criterio di identificazione dei non
vaccinati utilizzato nei rapporti ISS, che vi riporto letteralmente:
«Casi non vaccinati:
tutti i casi notificati con una diagnosi confermata di infezione da virus
SARS-CoV-2 che:
§ non hanno ricevuto alcuna dose di vaccino, oppure
§ sono stati vaccinati con prima dose o con vaccino mono dose nei 14 giorni precedenti la diagnosi stessa, ovvero che abbiano contratto l’infezione prima del tempo necessario per sviluppare una risposta immunitaria almeno parziale al vaccino».
Il primo criterio è indubitabile per il suo rapporto
evidente con la realtà da osservare.
Il secondo indica che i dati dei non vaccinati includono
anche gli effetti avversi al vaccino, che in genere pare siano più gravi se
vicini all’inoculazione. In altre parole, se una persona riceve la dose del vaccino e, nei 14 giorni successivi, va in terapia intensiva o muore l'ISS lo considera un ricoverato o morto non vaccinato. Ma è stato ricoverato o è morto a causa del Covid o a causa del vaccino?
La verità è che finché non avremo dati disaggregati sufficienti a
distinguere tra effetti avversi al vaccino, da una parte, ed effetti del Covid
sui non vaccinati, dall’altra, non potremo valutare l’incidenza del Covid sulle
condizioni di salute, ospedalizzazioni e morte dei non vaccinati.
Questo però implicherebbe una farmacovigilanza attiva che la
politica, violando un grave dovere morale che esiste nel caso di autorizzazioni
emergenziali dei farmaci (e per chissà quali motivi), non vuole fare.
L'unico criterio certo al momento, in mancanza di adeguata farmacovigilanza attiva e di dati disaggregati adeguati, rimane il primo: vale a dire, distinguere semplicemente tra chi non ha mai ricevuto alcuna dose del vaccino e chi l'ha ricevuta. Un criterio del genere, però, non sarebbe favorevole al vaccino ed è quindi stato scartato. Sic! L'imperativo morale e teologico è, e deve rimanere, il favor vaccini.
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